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Avvento 2007 - 2^ tappa |
Lunedì 3 dicembre 2007 Mt 8,5-11
In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: và, ed egli va; e a un altro: vieni, ed egli viene e al mio servo: fà questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli".
Io verrò e lo curerò, dice Gesù al centurione, quasi d’impeto cogliendo l’occasione per raccontare di sé: sono venuto perché tutti abbiano la vita. Il curare di Gesù è risanare ciò che il peccato riesce a contagiare negativamente, accompagnando l’uomo fino alla morte. Il Signore Gesù è già “arrivato”, ma in quante circostanze ancora si fatica ad incontrarlo, a cogliere la sua presenza capace di offrire non solo conforto nel dolore, ma gioia grande che, nella fede, apre verso l’eternità. “È proprio della gioventù la missione di cambiare il mondo” ci ricorda Benedetto XVI. La fede sperimenta la presenza invisibile di Cristo, ma realmente accanto all’uomo. Non quindi lontananza, ma vicinanza nell’agire quotidiano. Credere in Cristo, chiedere aiuto, fidarsi di Lui, è mettersi nella prospettiva di accogliere la salvezza.
Invito alla preghiera
Niente ti turbi,
niente ti spaventi,
tutto passa Dio solo resta.
A chi ha Dio niente manca.
Dio solo basta.
Teresa d’Avila
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